Il 13 ottobre del 1822 moriva Antonio Canova, l’artista, il diplomatico, l’uomo. Quest’anno celebriamo il bicentenario della sua scomparsa.
E’ morto a casa di un veneziano, il proprietario del famoso Caffè Florian Floriano Francesconi per l’appunto, e l’Italia tutta si è stretta nel dolore della sua perdita.
Proprio come si era stretta esultando nel vedere la carovana composta da 41 carri provenienti da Parigi, colma e traboccante di una parte delle opere d’arte che Napoleone Bonaparte si era portato via e che rientravano in patria grazie proprio alla diplomazia di Canova.
In questi giorni ho assistito alle celebrazioni di questa ricorrenza, visitando luoghi emblematici dell’artista, cercando di approfondire ciò che conoscevo di lui.
Per chi è appassionato d’arte, ama la scultura o è curioso riguardo alle proprie origini, questo è il momento giusto. Il panorama veneto ci offre una splendida occasione per approfondire questo genio moderno, Antonio Canova, nato a Possagno (TV) nel 1757.
All’Ateneo Veneto ho avuto l’occasione di ascoltare illustri studiosi e biografi di Canova, durante una giornata-studio incentrata sul rapporto dell’artista con la città di Venezia. La sua figura è legata all’Ateneo anche perché Canova ne era socio e molto amico del primo presidente, Leopoldo Cicognara.
L’Ateneo per il bicentenario propone una serie di 5 lezioni di storia dell’arte dal titolo “Canova a Venezia”, che si terranno nell’Aula Magna tra novembre e dicembre.
In questa occasione è stata anche preannunciata la preparazione di un documentario intitolato “Passeggiata Canoviana”, ideato da Nico Stringa, che ripercorrerà i vari luoghi della città di Venezia legati all’artista.
Sono passata poi ad omaggiare il Canova alla Basilica dei Frari davanti al suo monumento funebre.
Il cenotafio, così si definisce perché non contiene la salma, è stato realizzato dagli allievi su suo stesso disegno. Infatti era un monumento progettato per il grande Tiziano Vecellio, che però non fu mai realizzato.
Oggi lo possiamo ammirare in tutta la sua bellezza perché è stato appena restaurato.
Dobbiamo questo intervento a Venice in Peril un’associazione benefica britannica che dal 1971 ad oggi qui a Venezia si è occupata di oltre 75 progetti di restauro e salvaguardia di opere e monumenti della città e alla quale mi sento di rivolgere un sentitissimo “grazie”.
Durante la celebrazione della riapertura, Giovanni Giannelli che ha diretto i lavori di restauro, ci ha raccontato le enormi difficoltà incontrate in questi due anni di lavoro.
“Al periodo di siccità di quest’estate, durante il quale sembrava avessimo risolto tutti i problemi di umidità del monumento, ne è seguito un temporale che la mattina dopo ha riaperto il grande problema: una statua del monumento trasudava acqua copiosamente. E’ stata una fortuna perché grazie al temporale abbiamo potuto trovare e risanare altre fonti di umidità che provenivano anche dal sistema di smaltimento dell’acqua piovana della Basilica.”
Il giorno dopo sono andata al Museo civico di Bassano del Grappa all’apertura di “Io Canova, genio europeo”.
Qui per il bicentenario, il Museo, la regione, la città, le istituzioni, tutti si sono impegnati al massimo e hanno allestito una mostra straordinaria.
Sono intervenuti innanzitutto sulla struttura delle sale espositive per renderle ancora più moderne, pronte ad accogliere opere e pubblico a livello internazionale.
“Sono stati due anni di intenso lavoro” ci racconta Barbara Guidi, direttrice del museo, “durante i quali abbiamo dimostrato cosa può fare una cittadina di 44 mila abitanti quando c’è la passione”
Infatti, con il grande impegno profuso sono riusciti a richiamare molti capolavori dall’Italia e dall’estero, uno fra tutti la “Maddalena giacente” opera fino ad ora mai esposta al pubblico.
Questa scultura è l’ultima creazione di Canova, riscoperta in un giardino inglese dopo 200 anni, e riflette tutta la sua maturazione artistica e la sua grandezza.
Se gli ultimi avvenimenti bellici internazionali non avessero impedito l’apporto già concordato di opere provenienti dall’Heritage di San Pietroburgo e da Kiev, la mostra sarebbe stata ancora più completa.
Possagno, comunque, resta il “Luogo” di Canova, dove si può proprio entrare nella casa dove ha passato l’infanzia col nonno, visitarne le stanze, il laboratorio e la raccolta dei preziosissimi gessi provenienti dallo studio di Roma.
C’è poi il Tempio Canoviano , una fusione tra il Phanteon di Roma e il Partenone greco, costruito su suo personale progetto, in risposta ad una richiesta di aiuto per la ristrutturazione della chiesa del paese.
Qui in questi giorni si sono tenuti convegni, messe e concerti per questo bicentenario e altri eventi sono in programma. In fatti il “Comitato Nazionale per le Celebrazioni per il bicentenario della morte di Antonio Canova” di cui Vittorio Sgarbi ne è il presidente, ha ottenuto di poter prorogare i contributi per la commemorazione fino al 2023.
La cosa che mi ha colpito di più di tutto quello che ho appreso sull’artista in queste due giornate è che mentre creava nel suo studio c’era sempre qualcuno che gli leggeva i testi classici del mondo antico. Ne viene fuori, per me, una personalità veramente sensibile e desiderosa di immergersi nell’”arte per creare arte”, l’aspetto più straordinario di Antonio Canova.
Resto quindi in vigile attesa di conoscere le altre iniziative che verranno, occasioni preziose per ammirare le opere di Canova e scoprire altri aspetti del genio artistico e del grande uomo che era.
Appena ho notizie vi aggiorno.
di Maria Cristina Bernardi
Maria Cristina Bernardi
La mia rubrica si intitola “Passeggiate a Venezia” perché è difficile starle lontana!
Parlerò di tutto ciò che vedo, che scopro, che imparo sulla città, con semplicità, proprio come fosse la prima volta che ci vado, come fossi … una marziana attirata dal luccichio dello splendore di una stella nel cosmo … la Serenissima.
E se volete vengo da voi, per parlarne, per accompagnarvi, per raccontarvi …..
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