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Andar per Bàcari a Venezia

“Sono andato a bàcari per Venezia”. È una espressione che di solito suscita una decisa reazione di interesse nelle persone con cui si parla, un misto di stupore e allegria, unite ad un pizzico di invidia.

Può capitare anche di dirlo a chi ci è già stato, nel qual caso è probabile notare un guizzo di luce nei suoi occhi, come un flash di bei ricordi, seguito poi da uno sguardo nel vuoto, di qualche secondo, indice di un po’ di polvere di nostalgia.

Si, perché questa curiosa espressione descrive in un attimo un’esperienza particolare e molto gradita da tutti.
Letteralmente “andar per bàcari” significa passeggiare per la città di Venezia e fare una sosta in uno o più locali tipici veneziani, per bere un bicchiere di vino e mangiare qualche tipicità locale.
<È una cosa che si può fare ovunque>, è l’obiezione che sorge spontanea <si esce con gli amici, magari il venerdì o il sabato sera e ci si ferma a prendere un aperitivo in qualche locale, è una cosa che viene naturale e si può fare in qualunque città o paese>.
È vero, ma in un luogo magico come Venezia, tutto si trasforma e diventa particolare e notevole .
Il primo elemento speciale è la passeggiata per le calli e i campielli della città, che sono intrisi di storia e leggende, e che quindi rappresentano essa stessa un’esperienza unica.

Il secondo elemento è la tipicità dei locali: i “bàcari”. Pare che il nome sia legato alla figura di Bacco, il dio del vino e della festa, e ci sembra assolutamente plausibile dato che quando si entra in un bàcaro ci si immerge in una particolare atmosfera di gioia, di festa e di spensieratezza.

Il terzo importantissimo elemento è il bicchiere di vino. A Venezia si chiama “ombra”, che una volta indicava specificamente un bicchiere di vino rosso ma che oggi si riferisce in generale a vino della casa. La leggenda narra che si chiama così perché in piazza San Marco si seguiva l’ombra del campanile per mantenere fresco il vino, ma non credo che esistano testimonianze a riguardo.
Piuttosto sembra più probabile che questa “ombra” sia un modo per indicare una quantità ridotta, più piccola del solito.
Attualmente lo Spritz è la scelta più praticata dai clienti dei bàcari, e c’è la possibilità di scegliere tra almeno cinque diverse varianti.
Il calice di Prosecco in ogni caso resta intramontabile, fresco e piacevolmente frizzante, si accompagna bene ai cicchetti veneziani.
Infatti le vetrine dei banchi dei bàcari, ricolme di colorati ed invitanti cicchetti, catturano subito l’occhio del cliente che trova difficile resistere alla tentazione di assaggiarne almeno uno.

Cosa sono i cicchetti? La derivazione dal latino “ciccus” ci fa intuire subito che si tratta di piccole quantità di cibo, di assaggi, di prelibati bocconcini.
Ogni locale ha la sua specialità, le proposte sono moltissime, col tempo sempre più ricercate, elaborate e deliziose.
Tutti frequentavano i bàcari, fin dall’antichità. “Andar per bàcari”, voleva dire fare una pausa sulla via del ritorno a casa, prendersi un momento per vivere il vicinato, incontrare gli amici e scambiare due parole, per tenersi aggiornati sui fatti del giorno e dare il tempo a casa di preparare la cena.
Era un’usanza popolare, praticata abitualmente, che prevedeva il vino della casa e il cicchetto del giorno, a base di ingredienti poveri, come il mezzo uovo sodo con l’acciuga o la cipollina, oppure la fettina di polenta condita col sugo del giorno prima.
Oggi invece quest’espressione assume un significato diverso. Per lo più chi dice di andare a bàcari è un “foresto”, cioè un “non veneziano”, che parte apposta da casa per fare un’esperienza speciale, spesso in occasione di una festa o in concomitanza con una vacanza.
Ecco che quindi scatta la ricerca del bàcaro migliore, al principio il più tipico, poi man mano il più ricercato. I cicchetti quindi non sono più a base di ingredienti semplici ma vengono rivisitati, ri-interpretati con sapori ed abbinamenti sempre più nuovi e particolari.
Tutto si evolve, tutto cambia, anche l’atmosfera, che passa, da locale ed intima, ad internazionale e godereccia.
Rimane sicuramente il gran piacere di un momento dedicato alla spensieratezza e al convivio, che sono aspetti della vita che fanno sempre bene all’anima.

Per chi volesse andare a bàcari e ha bisogno di indicazioni può consultare la prima e unica “Mappa dei Bàcari on-line” di Veneziaeventi.com, dove sono geolocalizzati, i locali più tipici e genuini del momento.

Per chi invece non avrà a breve l’occasione di andare a Venezia a fare quest’esperienza, ecco qui di seguito una ricetta facile e sfiziosa di un tipico cicchetto da provare a casa, nell’attesa di colmare di persona a questa lacuna esperienziale.
La ricetta è tratta dal libro “Il Cicchettario” (On Demand Editions) scritto da Alessandra De Respinis, moglie di Lino originario della campagna veneta che alla fine degli anni ’40 venne a Venezia e iniziò l’attività in un bacaro.

Cicchetto Acciughe e Cipolline:

Questo cicchetto appartiene alla tradizione veneziana e non è mai mancato sul banco del Bottegon dal 1945, quando la famiglia di mio marito rilevò l’antica enoteca Schiavi che oggi gestisco con i miei figli Paolo, Piero e Tommaso.

Richiede solo due ingredienti: un’acciuga sott’olio e una cipollina sott’aceto infilzati insieme con uno stuzzicadenti. Non solo si prepara in un lampo, ma si mangia in un baleno. Ricordatevi infatti che a Venezia il cichéto si mangia in piedi, tra una chiacchiera e un’ombra di vino.

E a proposito di ombre, suggerisco di abbinarlo a un bicchiere di vino bianco secco e fruttato.

di Cristina Bernardi

La mia rubrica si intitola “… appena torno a Venezia …” perché è difficile starle lontana!
Parlerò di tutto ciò che vedo, che scopro, che imparo sulla città, con semplicità, proprio come fosse la prima volta che ci vado, come fossi … una marziana attirata dal luccichio dello splendore di una stella nel cosmo … la Serenissima.

E se volete vengo da voi, per parlarne, per accompagnarvi, per raccontarvi …..
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