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Museo Storico Navale di Venezia

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IL MUSEO STORICO NAVALE DI VENEZIA APRE LE PORTE SULL’AMERICA’S CUP VILLAGE: L’ANTICO E IL MODERNO SI UNISCONO .

 

Il villaggio di America’s Cup, posizionato all’interno dell’Arsenale, apre le sue porte dalle “Officine dei remi “, la mostra del Museo Storico Navale di Venezia. Gli appassionati della vela possono dunque iniziare la loro avventura scoprendo imbarcazioni tipiche veneziane, antiche gondole da cerimonia, barche lagunari da lavoro, imbarcazioni militari – come per esempio una delle poche motosiluranti rimaste alla nostra Marina dopo la Seconda Guerra Mondiale – e poi ancora barche da corsa come Asso, il famoso racer degli anni Trenta.
Ancora una volta questo grande evento approdato a Venezia ci fa riscoprire i tesori (quasi) dimenticati della città.
Il Museo Storico navale, sebbene sia stato fondato ufficialmente nel 1919, affonda le sue origini alla fine del Seicento poiché il suo nucleo centrale è costituito dalla collezione di modelli navali che erano stati raccolti in Arsenale. Situato in Campo S. Biagio, in prossimità dell’Antico Arsenale di Venezia, in uno storico edificio del XV sec. fu usato per secoli come “granaio” per conservare il grano che serviva ai forni speciali che confezionavano un particolare tipo di pane a lunga conservazione chiamato “biscotto” adatto per l’imbarco sulle galee in partenza della “Serenissima”.
E fu proprio l’Arsenale, “il più insigne monumento storico navale che esiste in Italia”, a dar vita, sul finire del Seicento, a quella che a buona ragione si può ritenere l’antenata dell’attuale Museo: “La Casa dei Modelli”.
Era questa la sede dove venivano raccolti i vari modelli delle navi che sostituivano, all’epoca, i loro disegni di progettazione: dai modelli, rapportati in scala, venivano poi costruite le imbarcazioni al naturale.
La “Casa dei Modelli” fu saccheggiata nel Dicembre del 1797, durante l’occupazione francese, così come furono saccheggiate nello stesso periodo le “Sale dell’armar” di Palazzo Ducale, dove venivano conservati le armi, i cimeli ed i trofei di guerra della Repubblica di Venezia. Molto andò perduto dell’antica ricchezza della Serenissima e ciò che rimase fu successivamente recuperato e conservato dagli austriaci, subentrati ai francesi, entro le mura di cinta dell’Arsenale.
Alla fine del dominio austriaco (1866), i cimeli rimasti, tra cui i pochi modelli scampati al saccheggio del 1797, vennero riordinati e sistemati in un’unica sede che formò il primo nucleo del “Museo dell’Arsenale”, sito nell’interno dell’Arsenale stesso.
La sede iniziale del Museo Storico Navale era una palazzina situata nell’interno dell’Arsenale vicino al suo ingresso principale.
Nel 1964 il Museo fu trasferito nell’attuale sede in Campo S. Biagio, la cui area espositiva si sviluppa su cinque livelli per un totale di 4.000 metri quadrati per un totale di 42 sale.
Oltre a questo edificio principale, fanno parte dal 1983, il Padiglione delle Navi, circa 1250 mq, situato in tre capannoni noti sia perché sede di nell’antica “fabbrica od officina dei remi”  delle galee dell’Arsenale sia perché qui si riunì per una decina d’anni il Maggior Consiglio dopo che nel 1577 un incendio rese inagibile il Palazzo Ducale e la Chiesa di San Biagio (XI secolo, ristrutturata nel XVIII sec.), antica chiesa della marineria veneta prima, e di quella austriaca poi, restituita da poco al culto per funzioni religiose del personale della Marina Militare, ed anche “area espositiva” del Museo stesso.
Ora quegli antichi capannoni sono stati restaurati e riportati alla loro originale visione cinquecentesca per essere adibiti alla conservazione degli scafi più grandi che non potevano essere collocati nell’edificio principale del museo. Negli ultimi anni sono stati assegnati al museo altri due spazi aperti, all’interno dell’antico Arsenale. dove hanno trovato posto una Motozattera della II Guerra Mondiale ed un sommergibile Classe “Toti” : il Dandolo.
L’ambiente espositivo si sviluppa su cinque piani, compreso il piano terra. Nelle due sale che fiancheggiano l’ingresso del Museo si vede, a destra, il monumento funebre a Angelo Emo, ultimo “Capitano da mar” della Marina veneziana. A sinistra è esposto un siluro a lenta corsa della Seconda guerra mondiale, noto più popolarmente come “maiale”.
Queste due prime testimonianze storiche rappresentano il tema parallelo sul quale scorre la visita al Museo (sia pure con qualche imprevedibile sorpresa, come vedremo), perché l’una percorre la trama complessa della lunga e gloriosa storia navale di Venezia e l’altra si affaccia sulla storia assai più breve, ma già molto drammatica, della nostra marina militare.
Il primo piano è quasi interamente dedicato all’aurea storia marinara della Serenissima Repubblica.
Le sale del secondo piano sono essenzialmente dedicate alla Marina militare italiana: modelli, dipinti e cimeli ne illustrano il percorso storico. Tra i modelli, sfarzoso è quello dell’ultimo Bucintoro, costruito dalle maestranze dell’Arsenale nel 1828. Al terzo piano ci si imbatte nei piaceri dell’inconsueto: è un’area espositiva scoppiettante di sorprese. Dalla sala delle gondole, alla collezione di ex voto marinari dei secoli XVI-XIX, alla importante e insolita raccolta di modelli di giunche cinesi donate al Museo di Venezia da un collezionista francese.
E infine l’ultimo piano, il quarto, con la cosiddetta Sala svedese che testimonia i buoni rapporti tra la Svezia e l’Italia e ancor più quelli tra le Marine dei due Paesi. In fine, del tutto inattesa, una preziosa collezione di conchiglie donata dalla stilista Roberta di Camerino.
Di grande interesse anche il “Padiglione delle navi”, dove, in un’area di duemila metri quadri, sono esposti alcuni esemplari (veri, non modelli) di imbarcazioni tipi che veneziane, antiche gondole da cerimonia, barche lagunari da lavoro; e poi imbarcazioni militari, per esempio una delle poche motosiluranti rimaste alla nostra Marina dopo la Seconda guerra mondiale, e barche da corsa come il famoso racer degli anni Trenta ” Asso” (scafo Baglietto, motore Isotta Fraschini, pilota Cattaneo).

di Giorgia Zatta

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