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Curiosità

Il Sigaro Nostrano del Brenta

Percorrendo la statale Valsugana da Bassano del Grappa fino a Valstagna si possono vedere i terrazzamenti destinati alla coltura del tabacco. Qui nasce il Tabacco Nostrano del Brenta.

Nel corso dei secoli e con molta fatica, i valligiani hanno spaccato la roccia e portato a mano la terra fertile per creare le condizioni ottimali per la coltura del tabacco. I tanti sforzi sono stati premiati dalla natura e le piante del tabacco, portate qui dalle Americhe in circostanze leggendarie nel corso del XVI secolo, si sono acclimatate molto bene nella Valle, divenendo una varietà autoctona particolarmente pregiata: il tabacco Nostrano del Brenta.

Il 27 giugno 1939, 16 agricoltori del Bassanese costituiscono, in forma di cooperativa, il Consorzio Tabacchicoltori Bassano del Grappa, poi divenuto Consorzio Tabacchicoltori Monte Grappa. Ne assume la presidenza il dott. Bortolo Nardini. Oggi il Consorzio conta centinaia di soci e dispone di magazzini ed attrezzature di ultima generazione per lavorare al meglio le pregiate piante di Tabacco Nostrano.

Il Consorzio nasce per supportare i produttori di tabacco della valle del Canal di Brenta e garantire il rispetto degli standard qualitativi del Nostrano del Brenta.

La Storia

I documenti storici registrano le prime coltivazioni di piante di tabacco nel Monastero dei frati di Campese di Bassano del Grappa (VI). La pianta si acclimatò particolarmente bene nella Valle, tanto che in breve tampo si diffuse negli orti e nei giardini vicini al Monastero, utilizzata come pianta ornamentale e medicinale.
Tra il 700 ed il 900 la diffusione del Tabacco Nostrano fu tale da rappresentare la fonte principale, talvolta l’unica, di sostentamento per la comunità del Canal di Brenta.

La storia del Tabacco Nostrano (l’ Erba Regina) del Canal di Brenta è fortemente influenzata dai vincoli normativi e monopolistici imposti dai governi che si sono succeduti nel corso di tre secoli.

Terra di confine, la ValBrenta è stata della Serenissima Repubblica di Venezia fino alla sua caduta (1797). In seguito ha visto la dominazione austriaca e napoleonica fino all’annessione, nel 1866, al Regno d’Italia. Già la Serenissima, intuito il valore commericiale legato alla diffusione del tabacco Nostrano, tentò prima di controllarne, poi di vieterne del tutto impianto e vendita. Inutilmente, coltivazione e contrabbando nella Valle continuarono e prosperarono.
Ma ormai il consumo del tabacco Nostrano si era rapidamente diffuso, tanto da divenire il preferito dei Dogi e della nobiltà veneziana. Nel 1763 Venezia, preo atto della situazione, concesse il privilegio di coltivar tabacco ai comuni di Campese, Valstagna, Oliero, Campolongo e Valrovina. Il governo austriaco, ricchissimo di tabacco, ostacolò in ogni modo la coltivazione nella ValBrenta. Ne derivarono malessere e miseria e l’aumento del fenomeno del contrabbando.

Con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, la situazione peggiorò ulteriormente. L’inasprimento delle pene per i reati di contrabbando e il grave stato di povertà in cui si trovavano gli abitanti della Valle, li spinse ad emigrare altrove. Le terre furono abbandonate e la coltivazione di tabacco sparì quasi del tutto.

La Semina del Tabacco Nostrano del Brenta

Le aziende associate che coltivano e conferiscono il tabacco che verrà utilizzato per la produzione degli “Antico Sigaro Nostrano del Brenta 1763” sono tutte situate in Veneto nelle Provincie di Padova, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza: è questo il territorio tipico nel quale, nel corso dei secoli, la pianta di tabacco habanos originariamente importata – poi divenuta Nostrano del Brenta – si è adattata e sviluppata esaltando tutte le proprie qualità.

Nonostante l’area in questione sia relativamente piccola, il terreno di ogni singola provincia ha caratteristiche e qualità particolari che si riverberano direttamente sulle piante e le qualità coltivate.Il lavoro è scandito dallo scorrere delle stagioni e viene svolto ancora oggi prevalentemente a mano.

Dopo il periodo invernale, nel mese di febbraio si inizia la preparazione del terreno e, ad aprile, si svolge la vangatura al fine di eliminare le erbe infestanti e migliorare la struttura del terreno. Frattempo si è operata la semina in serre speciali e coperte mediante la tecnica dell’idrocoltura (float system). Le piantine, in pratica, vengono prodotte in serre flottanti situate all’interno di tunnel di protezione che garantiscono alla coltivazione le migliori condizioni di crescita attraverso soluzioni acquose ricche di sali nutrizionali.

Quando le piantine hanno raggiunto l’altezza di 15/20 centimetri vengono tolte dal vivaio e piantate nei campi. A metà della crescita avviene la cimatura, ossia, il taglio della gemma superiore per concentrare l’energia della pianta nello sviluppo delle foglie.

La Raccolta

A crescita compiuta avviene la raccolta delle foglie .Anche questa attività è manuale e viene svolta “foglia per foglia”. La raccolta generalmente avviene tra fine agosto e settembre e segna l’avvio della fase di selezione e cura del tabacco.Questa è una fase molto importante in quanto atta ad influenzare la qualità del tabacco conferito e, conseguentemente, la resa dell’intero raccolto.

La Fase di Cura

La cura avviene all’aria (air cured) appendendo le singole foglie su “filze” (listelli lunghi 3 o 4 metri) in appositi capannoni in modo che le foglie si essicchino naturalmente all’aria. In questo periodo i coltivatori aprono e chiudono i portoni in modo da regolare l’ambiente interno in base al clima esterno. Dopo circa 2 – 3 mesi dalla raccolta il tabacco ha completato la fase di ammaronamento e, raggiunta la giusta umidità (agevolato in tal senso dall’arrivo della stagione delle nebbie) si inizia il suo allestimento.

Nella fase di allestimento i coltivatori ammucchiano le filze a terra per poi coprirle con dei teli di modo che il tabacco resti protetto e che completi la fase di cura in massa. Successivamente, provvedono a sfilare le foglie dalle filze avendo cura di eliminate quelle non idonee (troppo verdi, gialle, ammuffite, ecc.).Infine, il tabacco viene suddiviso per corona, grado, qualità e colore ed inscatolato in speciali cartoni forniti dal Consorzio. E’ in questa fase che gli agricoltori provvedono alla cernita e selezione delle foglie che saranno destinate a fornire la fascia e la sottofascia.

A marzo, il tabacco così cernito ed inscatolato viene ritirato dal Consorzio che provvede direttamente a tutte le ulteriori e diverse lavorazioni.

La Fermentazione del Tabacco Nostrano del Brenta

Il tabacco viene fermentato in diversi passaggi (micro fermentazioni) per essere poi lavorato con modalità differenti a secondo del grado e dell’utilizzo. In origine, le fermentazione avveniva ammucchiando il tabacco in cataste successivamente coperte con teli. La vicinanza delle foglie, l’umidità contenuta nelle stesse unitamente alla temperature degli ambienti all’uopo adibiti generava il calore necessario al processo di fermentazione. Proprio la particolare “forma a rosone” assunta dai mannocchi ammucchiati per la fermentazione costituisce oggi il simbolo ed il logo del Consorzio Tabacchicoltori Monte Grappa.

Ovviamente, con lo sviluppo delle nuove tecnologie, questa tradizionale tecnica è stata sostituita dall’uso di specifiche celle che, comunque, mantengono inalterata la naturalità di questo particolare e fondamentale processo. La cella di fermentazione, infatti, attraverso l’uso controllato di vapore acqueo riproduce, velocizzandole, le condizioni di sviluppo dei batteri e dei funghi che entrano in funzione nella tradizionale fermentazione “per masse”.

La fase di prima fermentazione, ovviamente, è distinta e diversificata per le diverse qualità di tabacco immesse: fascia, sottofascia, ripieno forte, medio e leggero. Il tabacco, a seconda della tipologia in questione, viene caricato su ceste metalliche che resteranno in “lavorazione” a temperatura ed umidità controllata per un periodo di temo compreso tra i 15 ed i 40 giorni.

Una volta terminato questo processo, le foglie fermentate verranno ulteriormente cernite dagli addetti del Consorzio e suddivise per tipologia (fascia, sottofascia e ripieno) grado, colore ed altri parametri di qualità che ne identificheranno i diversi futuri utilizzi.

Invecchiamento e Lavorazione del Nostrano del Brenta

Il tabacco classificato e precedentemente fermentato viene stivato in appositi locali, ove verrà lasciato riposare in tranquillità per anni prima di essere impiegato nella lavorazione dei sigari. Il ripieno (filler) dei sigari Nostrano del Brenta, infatti, è un blend composto da tabacchi raccolti e conferiti in diverse annualità che, prima di essere utilizzati, vengono invecchiati almeno un anno.

La lavorazione per l’impiego nei sigari prevede che il tabacco venga “battuto” per il mezzo di speciali impianti presso gli stabilimenti del Consorzio. Come per le fasi precedenti anche per questa lavorazione il tabacco deve essere propedeuticamente ri-umidificato ciò comportando l’avvio di una seconda micro-fermentazione. Dopo la battitura il tabacco “in strips” viene miscelato per comporre i diversi blend desiderati.

La Manifattura del Sigaro

L’antico Sigaro Nostrano del Brenta 1763 è un sigaro realizzato completamente a mano dalle sigaraie della manifattura di Campese in Bassano del Grappa, secondo un processo tramandato di generazione in generazione in oltre 4 secoli di storia.

Gli strumenti impiegati per queste attività dalle sigaraie sono tutti manuali e necessitanti di grande esperienza e sensibilità. Fondamentale per l’ottima costruzione del sigaro, infatti, oltre alle qualità dei tabacchi impiegati è la capacità delle sigaraie di arrotolare la giusta quantità di tabacco per evitare tiraggi eccessivi o eccessivamente serrati. La “manciata”, la giusta quantità di ripieno racchiusa dalla sottofascia e dalla fascia, è determinata oggi come 400 anni fa dalla sensibilità della sigaraia che costruisce il sigaro ed è per questo che la costruzione manuale del sigaro può essere considerata alla stregua di un’arte, i cui segreti si imparano dopo lunghissimi periodi di apprendimento e pratica.

La costruzione del sigaro inizia con la preparazione della sottofascia, una foglia avente caratteristiche molto simili alla fascia, che le sigaraie sagomano in modo definitivo con l’aiuto di apposite lame a mezza luna. Il ripieno viene avvolto con l’aiuto di un tappetino flessibile che permette di formare il cilindro senza che i pezzi di tabacco si sparpaglino in giro. L’operazione è delicata, il tabacco deve essere distribuito in modo da non formare vuoti o, al contrario, zone eccessivamente piene che, una volta asciugate, renderebbero il sigaro impossibile da “tirare”. Una volta arrotolata, la pupa viene lasciata riposare in piccoli telai di legno ove asciugherà rendendo possibile la fase successiva di arrotolatura della fascia.

In questa terza fase vengono utilizzate fasce precedentemente selezionate e sagomate. La sigaraia stende un sottile strato di colla vegetale (naturale, incolore e totalmente insapore) e procede poi all’arrotolamento definitivo della pupa esercitando una pressione leggera e costante durante tutta la torsione. E’ in questa fase, e per la morbidezza comunque mantenuta dalla pupa, che il sigaro assume la caratteristica forma bitronco conica tipica de i sigari realizzati in Italia senza ausilio di presse e stampi.

Il sigaro così definitivamente racchiuso da fascia e sottofascia viene “spuntato” ad entrambe le estremità per mezzo di particolari ghigliottine che eliminano le sporgenze finali pareggiando fasce e ripieno.

Il confezionamento è l’ultimo passaggio subito dai sigari prima di essere immessi sul mercato. Anche questa fase di lavorazione è svolta manualmente dalle sigaraie della manifattura che eseguono, contestualmente, un ultimo controllo di qualità sul colore e l’integrità dei sigari maneggiati.I sigari che superano quest’ultimo test sono pronti per essere immessi in commercio ed assaporati da tutti gli appassionati.

La Fumata – Consigli per la Degustazione

La degustazione de IL DOGE deve essere fatta con tutti i cinque sensi.

VISTA: per apprezzarne le dimensioni (170 mm), la forma cilindrica con estremità rastremate, la superficie liscia e gentile.

UDITO: per valutare il contenuto di umidità. Si consiglia di avvicinare il sigaro all’orecchio e schiacciarlo leggermente con le dita: se si avverte un leggero scricchiolio, significa che l’umidità è quella giusta (ottimale un’umidità assoluta al 12-14%).

TATTO: per apprezzare la qualità del tabacco utilizzato per fascia e sottofascia e la regolarità di riempimento del sigaro.

OLFATTO: per apprezzare il gradevole e delicato profumo (si evidenziano note di nocciola e fico secco) del tabacco naturale Nostrano fermentato.

GUSTO: IL DOGE ha un gusto corposo, appagante ed aromatico. Il retrogusto è pulito e caratterizzato da un aroma con note di frutta secca, legno e cuoio.

La particolare forma e le dimensioni de IL DOGE consentono sia una fumata di tipo “alla maremmana” (cioè sigaro intero) o “ammezzato”. Per effettuare il taglio, a causa della delicatezza del tabacco utilizzato, è preferibile utilizzare un tagliasigari a doppia ghigliottina o meglio il tipo a forbice.

Prima dell’accensione è opportuno effettuare alcune tirate a sigaro spento: questo consente di verificare la regolarità del tiraggio ed apprezzare le cariche aromatiche della miscela di tabacco ed, in particolare, la nota legno/cuoio tipico del Nostrano del Brenta fermentato.

Per l’accensione de IL DOGE è consigliabile utilizzare un dispositivo a fiamma neutra e “ fredda”. In alternativa può essere utilizzato un accendino a gas (quelli a benzina rilasciano eccessivi residui di combustione).Una buona tecnica di fumata del sigaro prevede tirate lente e regolari in modo da “gustare” il fumo che non deve essere aspirato.

Il DOGE va fumato in condizioni di completo relax, in un ambiente confortevole.La fumata può essere accompagnata dal sorseggio di una appropriato bevanda o dalla degustazione di un cibo tassativamente slow food.

Troverete maggiori informazioni al sito: http://www.tabacchicoltorimontegrappa.it/index2.html

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