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Cultura

Villa Valmarana

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Villa Valmarana porta con sé lo splendore di un passato nobile. Sorta sulle sponde del corso del Brenta, che sino alla metà del secolo XIX passava a breve distanza dietro l’edificio, è oggi il fiore all’occhiello della storia di Noventa Padovana.

“La storia e il territorio si uniscono nelle antiche ville che sorgono lungo la Riviera del Brenta. Un mondo assopito che aspetta solo di essere riscoperto.
La nobiltà veneziana ci ha lasciato eredi di queste opere meravigliose costruite tra il XVI e il XVIII secolo e spetta a noi valorizzarle, riscoprirle e amarle come esempio della nostra cultura nel mondo. Piccole descrizioni e curiosità aiuteranno tutti ad avvicinarsi a queste ville con la speranza di sentirsi sempre più vicini alle tradizioni di un territorio come il nostro, intriso di storia, patrimonio e cultura”.

VILLA VALMARANA, L’ORGOGLIO DELLA NOBILTÀ VENEZIANA

L’origine della villa si ricollega ad una costruzione che nei documenti del Quattrocento viene chiamata “il castello”.  Secondo il Baldan, sul luogo della Villa, esisteva una fortezza della famiglia Da Noenta risalente al 1200, che fu ampliata e trasformata in castello dai Delesmanini famiglia padovana ricchissima e potente. Nel castello vi pernottò Alberico da Romano fratello di Ezzelino quando i padovani gli chiusero le porte in faccia e nel 1239 vi soggiornò Agnese, moglie dell’imperatore Federico II, mentre l’imperatore suo marito, ospite a Padova nel convento di Santa Giustina, si recava frequentemente per andare a caccia nei dintorni di Noventa. Più tardi Ezzelino, geloso della potenza dei Delesmanini, fatto prigioniero Artusio Delesmanini, ne smantellò il castello.

Appartenuta dapprima ai Loredan, agli Erizzo e ai Trevisan, il “palazzo” fu acquistato nel 1520 dal Card. Domenico Grimani, e ospitò poi gli alti ecclesiastici della famiglia Grimani, tutti noti per il mecenatismo e le ricchissime collezioni d’arte.
La villa fu per alcuni decenni “villa di vescovi e di cardinali” poiché la proprietà passò al cardinale Marino Grimani, vescovo di Ceneda e patriarca di Aquileia. Con Marino Grimani spesso dimorò nella villa il cardinale Giovanni, suo fratello, patriarca a Venezia. 

I Grimani possedettero quindi la villa per quasi 220 anni, dal sec. XVI a buona parte del sec. XVIII. Con il testamento del 1738, per la mancanza di discendenti, Vettor Grimani Calergi nominò suo successore il pronipote Nicolò Vendramin.
Con la morte, nel 1752, di Nicolò, la proprietà passò ai tre figli nati dal matrimonio con Adriana Bollani, Francesco, Girolamo e Antonio. Nel 1802 Francesco morì senza avere discendenti e la proprietà passò ai figli di Girolamo, Nicolò e Gaspare: il primo muore nel 1850, lasciando l’eredità al fratello, che muore nel 1851, e alla nipote Elena, sposa dal 1826 del conte Andrea Valmarana (1787-1861).
Con la morte di Elena, per suo volere testamentario, la villa e il suo patrimonio passarono al Comune di Noventa Padovana con Regio decreto del 28 aprile del 1907. Oggi la villa è gestita dalla “Pia fondazione Elena Vendramin Calergi Valmarana”.

L’ARCHITETTURA E LE STANZE

L’architettura della villa si caratterizza per la presenza del coronamento centrale rialzato e raccordato mediante volute laterali alla parte sottostante, per il finestrato centrale con balaustre e per le due brevi ali laterali a chiusura della facciata principale, dal vago ricordo di torri. Villa Valmarana  appare in tutta la sua ampia e solida volumetria, all’interno di un parco abbastanza recente.  
Ma la parte più bella di questa villa è senz’altro l’interno, con i suoi grandi dipinti, affreschi e sculture. All’interno, infatti, sono presenti dei vasti complessi settecenteschi ad affresco e decorazioni rococò a chinoiserie che impreziosiscono il piano nobile: questo ciclo decorativo, opera dello scenografo e pittore Andrea Urbani, rappresenta per Noventa il vero canto del cigno del Settecento pittorico veneziano, che in questa villa trovava un tempo un’altra testimonianza anche in tre tele di Giovan Battista Tiepolo.

La Cappella

Al piano terra troviamo una porta che interrompendo la simmetria, consente l’ingresso nell’oratorio privato di casa Vendramin, commissionato dai fratelli Nicolò e Gaspare. Si ritiene che anche al piano terra la facciata est fosse impreziosita da due finestre così come i lavori di restauro hanno dimostrato per i piani superiori. Un altare di marmo occupa lo spazio della parete Nord e sopra tra piccole semicolonne e lesene corinzie una cornice in marmo e lapislazzuli racchiude copia del quadro di Palma il Giovane “Madonna con il Bambino”. L’originale è stato rubato oltre una dozzina di anni fa nelle notti tra Natale e Capodanno. La tela originale è opera cinquecentesca: sul lato destro in basso è riportata la firma “Jacopus Palma fecit” ovvero del veneziano Jacopo Negretti chiamato Palma il Giovane (1544-1628) e rappresenta Madonna con il Bambino che guarda verso il basso San Nicola, riconoscibile oltre che dal piviale e dal pastorale anche dall’attributo delle tre sfere d’oro sopra un libro.

La Scala a Chiocciola

L’intervento dell’Urbani, questa volta in veste di Architetto, si manifesta anche all’interno della Villa. L’ampio scalone elicoidale in pietra bianca sorretto da colonna in pietra di Costozza con capitello in stile toscano ed ampio basamento è una grande opera dell’artista veneziano.  L’arcata di accesso alla scala in pietra decorata con lesene e bugne e capitelli ionici fa risaltare la maschera scolpita sulla chiave e conferisce importanza all’entrata preparando l’ospite alla meraviglia delle sale affrescate del piano nobile. Lo scalone prosegue al secondo piano dove altro salone immette a stanze ed appartamenti che risultano, dagli atti, affrescati e denominati: Stanza a righe verdi, Stanza a righe azzurre, Stanza dal cielo stellato.

Salone Portego e delle Virtù

Dalla scenografica scala a chiocciola, passando da un ricco portale, sormontato dallo stemma ligneo (XIX secolo) dei Vendramin Calergi Valmarana, si accede al salone centrale del piano nobile. Di dimensione di metri 8 per 18 circa, si presenta con caratteristiche cinquecentesche specie per la soffittatura a travi “alla Sansovino” e le allegorie delle virtù, dipinte ad affresco sui sovrapporta, alla moda del Veronese e dello Zelotti.  Queste virtù che danno sia il nome al Salone che alle singole stanze cui danno accesso, stilisticamente fanno presupporre una preesistente presenza di affreschi cinquecenteschi alle pareti al posto degli attuali eseguiti dal 1768 al 1773 dall’Andrea Urbani.

Stanza della Concordia

In questa stanza si trovano otto cornici, le tre più grandi riquadravano altrettanti dipinti di Giambattista Tiepolo. Le ricerche hanno accertato che nel riquadro più grande si trovava la tela raffigurante la Regina Zenobia arringa i suoi soldati, proveniente da palazzo Zenobio di Venezia e oggi alla National Gallery of Art di Washington. In due riquadri verticali altre due tele di Giambattista Tiepolo, il Cacciatore con cervo e il Cacciatore a cavallo, oggi di proprietà della Fondazione Cassa Risparmio delle Province Lombarde, acquistate nel 1983 da una prestigiosa collezione privata milanese. Del ciclo della regina Zenobia risultano altre due tele una presso la Galleria Sabaudia a Torino e l’altra presso il Museo del Prado a Madrid. Tutti i dipinti della stanza, presenti nella villa alla morte della contessa, sono stati venduti negli anni successivi.

Stanza Cinese

Ubicata nell’avancorpo orientale della Villa, la Sala testimonia la moda della cineseria, ancora in voga nella seconda metà del settecento. I manufatti artistici importati dalla Cina sul finire del 600 dall’olandese “Compagnia delle Indie orientali” avevano determinato la moda della cineseria per tutto il XVIII secolo, soprattutto nelle decorazioni degli interni, dei mobili, delle ceramiche e dei tessuti, con le varianti stilistiche del Luigi XIV, Luigi XV e Luigi XVI.
Alle pareti luminosi riquadri affrescati rappresentano eleganti loggiati cinesi, attraverso i quali appaiono scenografici episodi di vita di corte: a Nord “il Giudizio del mandarino” e a Sud “Il corteo dell’elefante”. Si può dare una lettura attendibile anche intitolando le due rappresentazioni rispettivamente “La richiesta di matrimonio” e “Il corteo della Sposa”.

Stanza degli Ospiti
A lato della Stanza cinese e in collegamento con la successiva stanza della cameriera e poi del Guardaroba si presenta una stanza con dipinti di un paesaggio lacustre dai tenui colori e dalle morbide forme. Due vicine finestre una vista sul giardino a Est e su quello che una volta era il corso del fiume Brenta.

Stanza della 4 Stagioni

Affrescata con rappresentazione di paesaggi dai quali prende anche il nome e dalle allegorie di stagioni sui sovrapporta la stanza rappresenta una testimonianza di decorazione pittorica roccocò di villa di campagna. In essa l’Urbani molto vicino ai modi dello Zaiss evidenzia la dura vita di popolani e di viandanti in azione o a riposo dopo le fatiche uscendo così dalle più auliche scene arcadiche più presenti nella pittura dei palazzi veneziani.

Stanza della Prudenza

Di grandi dimensioni, la stanza evidenzia il gusto della cineseria con le rappresentazioni a sud del corteo dell’elefante e a nord con il giudizio del mandarino, scene inserite come fossero viste dallo spettatore attraverso eleganti arcate di loggiato orientale.  Allegorie adornano i sovrapporta ed al centro del soffitto un cielo si apre attraverso un graticolo di gazebo orientale.

Stanza del Consiglio

La stanza, collocata nell’ala ovest della villa risulta la più compromessa dagli interventi effettuati dopo la costituzione della Fondazione. Conseguentemente anche al piano nobile è stata chiusa una finestra ed abbattuta parte della parete per accedere al corridoio costruito intorno al 1950 per collegare i servizi con la nuova ala Ovest che si veniva ad appoggiare alla villa settecentesca. La stanza si presenta molto luminosa e caratterizzata da freschi dal colore rosa con riquadri figuranti amorini in tinta grigio-azzurro.

Stanza della Sincerità

Gli affreschi rappresentano l’interno di un Gazebo costituito da un struttura in traliccio con piante rampicanti che arrivano fino al soffitto da cui fa capolino un simpatico pappagallo rosso.  Sulle pareti si intravedono giardini con siepi monumentali. L’affresco di uno specchio sulla parete nord si interpone fra due finestre. Un armadio copre ora il vano grezzo di una porta murata. Prossimi lavori di restauro e conservazione della stanza comporteranno lo studio di quella parete per determinare se l’affresco della porta sia originale o eseguito in epoca successiva.

Di Giorgia Zatta

Informazioni
Indirizzo: Via Valmarana, 10 – 35027 Noventa Padovana PD
Tel. 049-625299 – Fax 049-628289
www.fondazionevalmarana.it

Villa Grimani Valmarana è aperta al pubblico ogni primo martedì del mese dalle ore 10.00 alle ore 12.00 (esclusi festivi) previa prenotazione telefonica.
Spazi visitabili: stanze affrescate al piano primo.

Fonte: www.fondazionevalmarana.it

 

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