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Cultura Curiosità

Il BELLINI

Il doge Giovanni Mocenigo, quadro di Gentile Bellini che si trova al Museo Correr di Venezia.

Il BELLINI è famoso in tutto il mondo per due motivi. È uno squisito cocktail a base di pesca ed è il nome di un’intera famiglia di pittori veneziani, che vissero tra il ‘400 e il ‘500.

Un nome quindi, legato al genio umano, e mi sento fortunata perché posso godere di questa genialità ancora oggi.

Nel 1931 Giuseppe Cipriani fu il fondatore del famoso “Harry’s Bar” un ristorante che si trova in calle Vallaresso, vicino a piazza San Marco a Venezia. Fu barman all’ Hotel Europa prima di mettersi in proprio in quel piccolo locale, dove nel 1949 la sua passione e la sua genialità “coniarono” un’aperitivo delizioso che diventò un’icona in tutto il mondo, il “Bellini”. L’idea fu coniugare il nettare di pesca bianca con vino Prosecco, creando il primo sparkling cocktail. Un cliente abituale dell’Harry’s una volta volle assaggiarlo, rinunciando al suo solito Americano, e in tre ore ne bevve … diciannove: “Il bar è un banco da dove un barman distribuisce dosi deliziose di allegria” ci racconta il figlio Arrigo, in uno dei suoi libri.

Giuseppe scelse il nome del suo cocktail ispirandosi al grande pittore, Giovanni Bellini detto il Giambellino. Forse notò i colori dei suoi quadri proprio in occasione della mostra del ’49 di Palazzo Ducale, a lui dedicata, dove ritrovò le stesse cromie delicate ma decisse che assume il succo di pesca miscelato nella sua bibita.

Quella dei Bellini era una famiglia di artisti: il padre Jacopo, i due fratelli Gentile e Giovanni ed anche il loro cognato, Andrea Mantegna. Ognuno di loro ha lasciato un segno nel mondo della pittura. Avevano tutti la propria visione artistica, il proprio modo di interpretare il tempo in cui vivevano e di esprimersi attraverso forme linee e colori su tela.

In particolare i due fratelli si differenziavano per lo stile e per i soggetti che dipingevano. Gentile era specializzato nei ritratti e nella pittura di scene di vita contemporanee, su grandi teleri. Ritrasse dogi e personaggi famosi, come Giovanni Mocenigo e Maometto II, amava la cura dei particolari e sapeva esaltare la scena nei suoi dipinti, rendendola protagonista. Giovanni invece era un ricercatore e durante la sua carriera si aprì agli altri stili ed alle nuove tecniche dei suoi contemporanei, facendole proprie e rinnovandosi continuamente.

Giovanni fu forse il più famoso tra i due fratelli ma questo non impedì loro di aprire insieme nel 1471 una bottega a Venezia. Molte volte i loro pennelli lavorarono insieme sulla stessa tela e il loro ingegno si unì a quello del padre Jacopo e ne abbiamo un grande esempio nel grande telero di “Predica di San Marco ad Alessandria d’Egitto”, ultima opera di Gentile finita da Giovanni per suo volere.

Ebbero tutti e due una lunga carriera artistica, 60 o più anni dedicati alla pittura che Gentile portò avanti fino al 1507. La scomparsa di Giovanni viene così descritta, in data 26 novembre 1516, nei diari di Marin Sanudo: «Se intese, questa matina esser morto Zuan Belin, optimo pytor, […] la cui fama è nota per il mondo, et cussi vechio come l’era, dipenzeva per excellentia».

Concludo qui le mie considerazioni con una rinnovata voglia di passare una giornata a Venezia sulle orme dei “BELLINI”.

Prenderò il vaporetto che mi porta a San Zaccaria, splendida chiesa vicino a Piazza San Marco, ricca di antiche reliquie e di celebri dipinti tra i quali la “Sacra Conversazione” del Giambellino e mi lascerò travolgere dalla pace e serenità di quel dipinto.

Poi andrò al museo Correr, in fondo a Piazza San Marco. Non mi stanco mai di visitarlo perché è così vasto e pieno di opere bellissime e interessanti che preferisco guardarne un po’ alla volta, per non uscire “ubriaca di meraviglia”. Mi delizierò con il ritratto del doge Giovanni Mocenigo che Gentile gli fece tra il 1478 e il 1485.

Concluderò la serata restando in tema e degustando il Bellini all’Harry’s Bar, a due passi dal museo, immergendomi nella tipica atmosfera del famoso ristorante. Oppure se è bel tempo e l’aria “luccica”, lo berrò all’aperto in qualche delizioso locale con tavolo in riva al Canal Grande.

Appena torno a Venezia …

Fonti:

“il mio Harry’s Bar” Arrigo Cipriani

“Chiese di Venezia” Alessandra Boccato

“Chiesa di San Zaccaria” Il Prato

http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-bellini/

https://it.wikipedia.org/wiki/Bellini

http://www.bellinicipriani.com/

Foto presa dal sito di Cipriani

Maria Cristina Bernardi

Fonti: https://www.venetostoria.com/?p=5162, https://www.finestresullarte.info/operadelgiorno/2013/86-gentile-e-giovanni-bellini-predica-di-san-marco-ad-alessandria.php, http://www.italiaperta.info/lultima-predica-di-san-marco-ad-alessandria-degitto/

Quadro “Predica di San Marco in una piazza di Alessandria d’Egitto”: 1504-1507  Milano, Pinacoteca di Brera cm 347 x 770
https://pinacotecabrera.org/collezione-online/opere/predica-di-san-marco-ad-alessandria-degitto/

Cristina Bernardi

La mia rubrica si intitola “… appena torno a Venezia …” perché è difficile starle lontana!
Parlerò di tutto ciò che vedo, che scopro, che imparo sulla città, con semplicità, proprio come fosse la prima volta che ci vado, come fossi … una marziana attirata dal luccichio dello splendore di una stella nel cosmo … la Serenissima.

E se volete vengo da voi, per parlarne, per accompagnarvi, per raccontarvi …..

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