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Una pietra rossa che non va mai calpestata a Venezia.

Se camminando per Venezia non volete rischiare chissà quali sventure dovete tenere a mente che ci sono alcune pietre, inserite fra le lastre di trachite che pavimentano campi, campielli e calli della città , che non vanno assolutamente calpestate.

21208759_10214259428950166_2135579073_nUna di queste, secondo quanto viene raccontato fermò addirittura una delle tante pestilenze che presero d’assalto la Serenissima nei secoli passati. In particolare il riferimento sarebbe rivolto alla peste del 1630 che proprio sopra quella pietra, di colore rosso, cadde sconfitta.  Non riuscendo così a valicare il confine del sottoportego di Corte Nova – prima della corte omonima – o sottoportego della Peste ma noto anche come sottoportego Zorzi. In quel del Sestiere di Castello che non registrò fra i contagiati e i morti, gli abitanti della Corte Nova che rimasero tutti indenni. Una pietra rossa, dunque, di un colore che a quel tempo simboleggiava il lutto, posta proprio per ricordare di come la stessa peste, foriera di morte, si sia paralizzata davanti alla sacra immagine della Vergine che era collocata nel sotoportego.  A pochi passi dalla chiesa di San Lorenzo dove ancora prima di quel tempo, era stata realizzata una sorta di cappella all’aperto dedicata alla Vergine e che già in precedenti pestilenze si era rivelata presenza divina salvatrice . Un angolo veneziano non grandemente noto al pubblico del mordi e fuggi, costruito come uno scrigno per un irripetibile ex voto popolare. Tanto che il soffitto a cassettoni di legno, un tempo, si mostrava ben più sfarzoso di decorazioni color oro e argento, a far da preziosa volta celeste all’effige della Madonna. Che in quel punto, segnato dalla pietra rossa, fermò il male. Da qui, forse anche per un segno di rispetto per la fede, il monito a non calpestarla, pena il patimento di sventure che possono capitare a quanti non si curano del bene di altri. E Dio solo sa di quante pietre rosse Venezia avrebbe bisogno ai nostri giorni.

di Mario Stramazzo

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