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La festa degli innamorati a Venezia: fra sacro e profano.

Quando Veronica Franco concedeva i suoi amorosi favori di stimata cortigiana, amata finanche da Enrico III, chi si beava della sua presenza sapeva che doveva rinunciare più o meno a 20 libbre sottili di storione ( 36 soldi ) 50 libre grosse di olio ( 12 soldi ) 4 gallinacce ( 20 soldi ) 2 libbre ( 600 grammi ) di carne di bue ( 4 soldi ) 2 libbre di carne di vitello ( 6 soldi ) 4 piccoli polli ( 26 soldi ) 2 grosse alline ( 24 soldi ) 2 capponi ( 26 soldi ) e due carri di legna ( 48 soldi ) .
veronicaIl tutto per un totale di due ducati d’argento che erano quanto valevano in soldi due ducati e quanto serviva per godere delle grazie di Veronica che tanto pretendeva. Amata cortigiana veneziana che ispirò amorosi e lussuriosi poemetti ma che più di certo, seppe rinfocare ogni amoroso che la conobbe, inducendolo a trasformare ogni suo romantico sogno in ardimentoso e incontenibile assalto passionale. Insomma con i due ducati corrisposti a una delle cortigiane veneziane più famose del 1500 si contribuiva non poco al suo mantenimento o per meglio dirla, da inguaribili romantici, alla spensierata esistenza dell’amata. Modi e usi che nel corso di questi ultimi cinque secoli sono andati cambiando ma, a guardare bene, non proprio tanto visto che anche oggi più di una cena o di un lungo fine settimana di vacanza vengono promessi a colei o colui si è convinti possa essere : l’amor, ch’a nullo amato amar perdona. Amore e passione che ben si confondono tra due innamorati che proprio sul limitare del mese di Febbraio non possono non immergersi in una Venezia eternamente romantica seppur passionale; eterea ma anche così fortemente materiale da pulsare quasi di carnalità. La stessa che ogni animo sensibile lascia che sia penetrata dai lampi di magia scagliati come dardi da ogni angolo di Venezia. E da ogni suo sciabordio d’onda, irretito da vividi raggi di luce solare forzatamente ingrigiti dal tempo d’inverno. Troppo da descrivere, per quelli che di contro ne prendono il posto al sorgere della luna e ne riflettono l’anima. Regalando quell’aurea così romantica ad una città, Venezia, buona per gli amori eterni ma anche per quelli momentanei di raffinate cortigiane. Ricordando che Veronica Franco non era la sola, ma fu compagna anche di altre meno altolocate “carampane”, che al pari suo esercitavano con minor pretese e delle quali si potevano godere i favori per meno di un giro in gondola. A quel tempo fissato da una tariffa minima di un paio di lire e pari più o meno a neanche mezzo ducato. Veronica-FrancoSegno, forse, di quanto poco valga l’amore effimero rispetto a quello che si giurano, eternamente, gli animi più puri. Come lo furono quelli di Orio e Melusina o del povero Pietro Fasiol che mal s’incolse a raccogliere il fodero di un pugnale tempestato di gemme preziose convinto di raggiungere più in fretta la somma necessaria per sposare la sua Annella. Triste fu la sua fine e della sua amata che rimase vedova ancor prima di essere sua moglie. Un tragico epilogo di una vicenda amorosa cui non scampò nemmeno un altra donna della Venezia del ‘500, Angela Moro detta la zaffetta che forse non era tanto casta e pura ma che per questo meritò d’essere stata fatta violentare da più uomini su ordine di tal Lorenzo Venier. Che scrivendone pure un poemetto intitolato “La Zaffetta”, arriva addirittura a raccontare della violenza che lui stesso organizzò per vendicarsi con Angela. La fece portare con l’inganno a Chioggia e la fece violentare con grande scherno e ludibrio tanto che dovette arrivare finanche alla voce di Pietro Aretino che la ricordò nella sua commedia “La Cortigiana”. Donna non già di malaffare ma donna appassionata come tanti innamorati vorrebbero fosse la propria lei o magari , per moderna par condicio, il contrario e quindi il proprio lui.

Giacomo Casanova
Giacomo Casanova

Un attuale Casanova, libertino impenitente che ben sapeva far felice ogni donna delle quali, diceva, se ne innamorava di ognuna . Perché sarà pur vero che l’amore tra due innamorati è fra le cose più sacre che esistano ma è altrettanto vero che la passionalità non è peccato… se il fine è il trionfo dell’amore.
Da festeggiare a San Valentino con un magico tour a Venezia.

di Mario Stramazzo

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