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Scoprire Venezia

Imprenditori innamorati di Venezia

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Nell’immediato dopoguerra Secco Marina, Castello Est, estremo lembo di Venezia, ? una specie di far west. Il quartiere pullula di contrabbandieri, di elementi pericolosi che campano per amore del rischio o più semplicemente per la legge della sopravvivenza.

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Porte si aprono e si chiudono misteriosamente al contrabbando delle sigarette ‘bionde” americane. Via Garibaldi è un  pullulare di venditori ambulanti di canestrelli, caparozzoli, garusoli. C’è perfino chi vende pere cotte e lo ” scaleter” di frutta secca caramellata. Bruno Fusato Signoretti nasce alla vigilia della seconda guerra mondiale in questa difficile realtà. Fin da bambini bisogna sapersi difendere per sopravvivere. Fa parte di una dinastia onorata di gondolieri. Il nonno Vincenzo, “Cencio”, diventa famoso come il “pope” del kaiser Augusto Guglielmo di Prussia. Nel 1907 trasporta l’imperatore in giro per la laguna. Non rivela segreti, nemmeno quello più innocente: il kaiser non sa nuotare! La discrezione viene premiata. Quando si sposa Augusto Giuseppe gli fa pervenire un servizio d’argento (pesante, diranno le cronache del gazzettino locale) per il caffè e un presente imperiale di 1000 lire. Cencio provvede a sostituire la sua vecchia gondola Nina (le gondole di casata hanno un nome come i cristiani). Costo 300 lire. Oggi per fare un piccolo riferimento storico una gondola nuova fiammante costa non meno di 30 mila euro. La discrezione di passeggiate romantiche in gondola più o meno licenziose viene cosi premiata. Suo padre Luigi, detto Gigio, ha il suo momento di gloria quando porta in gondola la principessa Margaret e la regina Elisabetta d’Inghilterra. Cosi il giovanissimo Bruno ha il destino segnato dalla dinastia. È biondo, con gli occhi azzurri, alto come un attore di Hollywood, veste bene la casacca gondoliera come la divisa della Marina militare. Le ragazze di Castello se lo mangiano con gli occhi. Lo nominano sostituto gondoliere per il traghetto del lido. Come dire: la fame assicurata. Mai perdersi d’animo, diventa il suo slogan negli emergenti anni Sessanta. Bruno Signoretti fa il sostituto di un gondoliere famoso, Gigio Strigheta, allora da poco incoronato re del remo. Strigheta, impegnato con le regate affida al giovane Bruno la sua gondola. “Quando non lavoro, grazie a questo giovane, guadagno il doppio!”‘ amava dire. Una amicizia che durerà tutta la vita. Nasce l’amore di Bruno Signoretti per il mondo della voga e delle regate. Un mondo che lui provvede ad aiutare fino ai nostri giorni. Non c’? regatante famoso che non abbia ricevuto un aiuto nei momenti di difficoltà. Nemmeno i vecchi “pope” dimenticati e soli vengono trascurati. Bruno Signoretti con la gondola alterna la sua intraprendenza con attività commerciali nel mondo del turismo che a Venezia sta crescendo a dismisura. Nel 1986 acquista una vetreria in disuso a Murano e ne fa un polo artistico e artigianale di tutto rispetto. Diventa commendatore, dottore honoris causa negli States, cavaliere di San Marco, ma il “vecio gondolier” che è in lui, non dimentica le origini. Nel 1991 Bruno ripristina la vecchia tradizione del “disnar” dei regatanti prima della Regata storica. Successivamente sponsorizza onerosi restauri di opere d’arte e quando la Fenice è distrutta al fuoco nel 1996 diventa il primo sottoscrittore privato alla sua ricostruzione. Il sindaco Cacciari lo ringrazia per la sua venezianità. Giorni fa abbiamo assistito ad una serata al ristorante ” Graspo de Ua” vicino a Rialto. Signoretti convoca i vecchi re del Remo, Ciaci, Palmiro, Bepi Fongher per consegnare a Franco Strigheta, figlio d Gigio, un cimelio regalatogli dal vecchio campione stesso. Una restituzione densa d significati. Ai vecchi regatanti viene consegnata una medaglia d’oro. Il mondo della voga e delle regate con i mecenati della tradizione, come Bruno Signoretti, non può certo morire.

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di Maurizio Crovato

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