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Maurizio Crovato

Grandi Navi story

Uno scatolone di ferro lungo 330 metri, alto 70, ingombrante 140.000 tonnellate entra in laguna.
La prima cosa che mi viene in mente quando vedo entrare (o uscire) dalla diga della Bocca di porto del Lido dove sono in passeggiata è: ma ce la farà a intrufolarsi quella grande nave in Bacino di San Marco? Bacino come piccolo bacio e la violenza del mostro di metallo. Per farcela ce la fa. Lenta lenta . Dicono gli esperti che dislochi da sola con la sua enorme panciona sotto acqua non meno di 50 mila metri cubi di acqua al passaggio. Ciaci, il grande re del remo del Novecento, sensibile alla laguna come un satellite della Nasa, mi parlava giorni fa di “onde mute”, ovvero onde di dislocamento. Ogni volta i fondali melmosi e sabbiosi della laguna spostano una massa incredibile di sedimenti. Faranno bene al corpicino lagunare? Boh. Ma credo proprio di no. Seguendo l’ipersensibilità di Ciaci mi spiega che il potente risucchio d’acqua entra con violenza nelle rive, nelle fondamenta delle abitazioni, nelle miriadi infiltrazioni di una città medioevale e/o artificiale di 15 secoli, procurando una specie di tsunami silenzioso, prima pompando acqua come un sifone gigantesco e pochi secondi dopo per l’azione contraria di espulsione. Per essere pratici aspettate su una riva l’arrivo di una imbarcazione di piccola stazza. Se concentrate l’occhio sul livello dell’acqua, essa prima si abbassa di qualche centimetro e poi si rialza per effetto del moto ondoso. Tutto questo è energia cinetica. Ciaci è grandioso. La grande dinamica delle grandi masse spiegata ai bambini e ai cretini. Ecco la prima cosa che penso quando vedo entrare a Venezia una grande nave è: INNATURALE. Per secoli la fortuna è arrivata con velieri e trabaccoli, a vela o a remi, adesso la sfortuna arriva con gli scatoloni di latta porta croceristi. Ci siamo sudati la ricchezza della Serenissima a remi e con i galeoni in giro per il Mediterraneo e adesso arrivano questi kombinat da 6 mila prigionieri a rovinarci tutto. I croceristi girano il mondo stando fermi e abbuffandosi, sempre fermi nelle pantagrueliche mense delle cambuse. Non sarebbe più salutare fare una vogata di 10 miglia in laguna piuttosto di 1000 miglia per ingrassare e fotografare da fermi? Mistero dei nostri tempi. Il fatto che rende le cose semplici complicate è che le grandi navi portano soldi. Tanti. Si calcolano 2 milioni di croceristi all’anno. Spendono e spandono. Quando una grande nave entra (o esce) dal porto fa incassare agli operatori portuali quasi 100 mila euro per servizi vari alla volta. Pilatescamente il governo a Roma ha stabilito che le grandi navi vanno inibite dentro la laguna ma possono continuare in assenza di un piano alternativo. Sì, ma quale? Scavare il canale di Sant’Angelo di Caotorta per far entrare le grandi navi direttamente dal canale dei Petroli fino a Portomarghera. Un altro canale profondo 15 metri. Un bypass per gli scatoloni di latta. La storia e i nostri occhi sanno che nella laguna sud sono scomparse le barene per colpa dell’escavo del canale dei Petroli. Anno 1966. Anno orribile dell’alluvione. La laguna trasformata in pochi anni in un braccio di mare. Comitato no grandi navi, Fai e vecchie contesse si sono alleati per fare le cassandre. Dicono che le grandi navi inquinano. Ma va? Invece centinaia di lancioni  turistici e migliaia di barche a motore producono ossigeno puro. Il moto ondoso di superficie delle piccole imbarcazioni è ugualmente devastante. Io avrei una piccola idea. Perchè non trasformare l’isola novissima, quella creata per le dighe mobili al Lido, in mezzo alla bocca di porto, in una specie di terminal – banchina? Venezia, dall’alto dei loro 70 metri, i croceristi se la possono godere anche da lì.

di Maurzio Crovato

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