O tempora o mores! Eh sì… Inutile far finta che le cose stanno cambiando. Neanche Bob Dylan ci crede più.
Almeno qui, nel Paese in cui tutto e il contrario di tutto governano da più di mezzo secolo riducendo al lumicino i bagliori esistenziali. Dunque anche il cover food tiene conto dello spauracchio enogastronomico ed esalta quelle ricette che richiedono minor impegno economico pur mantenendo intatto il gusto, conservando creatività e praticità culinaria. Tutti conoscono gli strangolapreti o strozzapreti, gli gnocchi superbuoni e supereconomici: questa cover ricetta, gli gnocchi di segala, è una versione ancora più povera.
GNOCCHI DI SEGALA
COSA SERVE
250gr pane di segala, 50gr pane bianco, 1 cucchiaio di farina di grano saraceno, 2 uova, carota, cipolla, lucanica fresca, ¼ latte, vino bianco, olio evo, semi di finocchio, sale, pepe, formaggio grana o parmigiano.
COME SI FA
Una volta la segala sostituiva la farina di grano che era molto più costosa per cui questa ricetta è tradizionalmente una leccornia non della crisi ma dei momentacci della vita, quelli che non consentono dissipazioni e sperperi alimentari. È un cereale ricco di fibre, energetico, nutriente e ricostituente poiché contiene vitamina E ed è anche antiossidante, antinvecchiamento e fa bene alla circolazione sanguigna e alla salute di arterie e vene. Lo dico perché va di moda raccontare proprietà e qualità degli alimenti. Ecco.
Allora, in una padella ho fatto rosolare cipolla e carota con un po’ di olio evo, ho aggiunto la lucanica tagliuzzata sbriciolandola con le mani, ho unito un pizzico di semi di finocchio, versato un po’ di vino, fatto sfumare e poi lasciato cuocere per una mezz’oretta aggiungendo di tanto in tanto un po’ di brodo che può essere anche di buon dado. Nel frattempo ho tagliuzzato il pane a dadini, messo in una bastarda, aggiunto le uova, il latte, la farina di grano saraceno, il sale, il pepe e ho amalgamato sino a formare un mappazzone, come direbbe Barbieri. L’ho lasciato riposare una manciata di minuti, il tempo per sorseggiare un po’ di vino e telefonare alla morosa e usando due cucchiai ho quindi impastato formando gli gnocchi. Li ho versati in una pentola con acqua bollente salata in cui avevo versato un po’ di olio di semi e aspettando che tornassero a galla per avvisare di essere cotti ho posato nel piatto il ragù di lucanica. Venuti a galla, li ho scolati uno ad uno e appoggiati sopra il ragù stendendo sopra abbondanti scaglie di grana. Naturalmente si può servire anche con scaglie di parmigiano. Ecco fatto. Il campanello mi avvisa che la morosa è arrivata con il vino.
COSA BERE
Qui non casca l’asino, qui si stappa un buon vino rosso. Sì, perché il ragù di lucanica mica scherza con saporosità e incidenza di aromi. Nicoletta ha puntato con decisione un Teroldego. Un Tiroler Gold, un oro del Tirolo. Il Gran Masetto, per la precisione, 100% Teroldego, ottenuto da uve passite, di colore granato scuro. In bocca ha un piglio risoluto per struttura e alcolicità. Fermamente durevole e amabile nel finale. Paolo e Christine Endrici, artefici di tanta bontà e saggezza enologica, credono decisamente in uno stile di vita salubre, dove il cibo quotidiano e la sensibilità ambientale sono elementi concreti del loro modus vivendi. Questa convinzione ispira inevitabilmente da anni la loro filosofia di produzione: dove il vino viene intenso come il risultato ultimo di una serie di azioni agricole e creative per le quali è doveroso ridurre al minimo gli elementi estranei alla natura della bacca d’uva. Chiedo a Nicoletta come diavolo fa a scegliere i vini presagendo abbinamenti perfetti e lei risponde semplicemente che la qualità dei vini e l’intuizione, come la classe, non è acqua. Beh, io le credo. Abbiamo degustato gli gnocchi sorseggiando un vino grandioso.
Flavio Pedrotti Moser
La mia Rubrica è : ” Odissea nelle Spezie ” !
Siamo tutti diventati navigatori nello spazio culinario, alla ricerca di ricette per languori sempre più esigenti.Io ne ho provate di ricette, fusioni che molti cuochi non potrebbero immaginare, cibi e vini da convivio in fiamme al largo dei bastioni di Origano e ho visto microonde balenare nel buio vicino alle porte della cantina. Ecco dunque proporvi ricette trovate nelle sinuosità più oscure della esperienza enogastronomica…
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