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Curiosità e segreti di Venezia

Ponte de le Tette: storia, scandalo e curiosità della Venezia più audace.

Nel Sestiere di San Polo, a Venezia, esiste un ponte dal nome tanto curioso quanto famoso: il Ponte de le Tette.
Un nome che non è affatto casuale e che racconta uno dei capitoli più singolari – e meno conosciuti – della storia della Serenissima.

📍 Il ponte si trova nel cuore di San Cassiano, una zona che, ai tempi della Repubblica di Venezia, era considerata un vero e proprio quartiere a luci rosse. Qui, le prostitute erano solite affacciarsi alle finestre per attirare i passanti… spesso mostrando il seno.

🕰️ Le origini: da Ca’ Rampani alle “carampane”

La storia affonda le radici nel 1319, anno in cui morì l’ultimo discendente della ricca famiglia Rampani, senza eredi né testamento. I beni della famiglia passarono così alla Serenissima.

Tra questi beni vi erano alcuni edifici a San Cassiano che, nel 1421, il Governo veneziano decise di destinare ufficialmente a case chiuse, nel tentativo di controllare l’altissimo numero di prostitute presenti in città.

Da Ca’ Rampani, nome della dimora della famiglia, nacque il termine “carampane”, utilizzato per indicare le meretrici.

👙 Un obbligo imposto dallo Stato

Una delle case di tolleranza più famose si trovava proprio sopra il Ponte de le Tette. Secondo la tradizione, l’usanza di esibire i seni scoperti non era solo una scelta personale, ma una vera e propria imposizione governativa.

🎭 Lo scopo?

“Distogliere con siffatto incentivo gli uomini dal peccare contro natura.”

Sì, perché tra il XV e il XVI secolo l’omosessualità a Venezia era considerata un problema di Stato. La Serenissima, influenzata dal continuo afflusso di mercanti e culture diverse, avviò una sorta di campagna morale per difendere quella che riteneva la “corretta” condotta eterosessuale.

👉 Il mestiere più antico del mondo non solo era tollerato, ma attivamente incoraggiato.

⚖️ Regole ferree e punizioni severe

Il Governo regolamentò rigidamente la vita quotidiana delle prostitute:

🔸 potevano uscire solo entro i confini del sestiere
🔸 alla terza campana serale dovevano rientrare (pena 10 frustate)
🔸 vietato lavorare nei periodi sacri di Natale, Quaresima e Pasqua (15 frustate)
🔸 proibita la frequentazione delle osterie
🔸 accesso al centro città solo di sabato, indossando un fazzoletto giallo al collo
🔸 divieto assoluto di uscire la domenica

Una vita rigidamente controllata, tra repressione e sfruttamento.

👠 “Carampana”: da mestiere a insulto

Oggi il termine “carampana” indica una donna anziana e allampanata, ma pochi sanno che l’origine è storica.

All’epoca, le prostitute:

  • indossavano parrucche color rosso veneziano

  • portavano i calcagnini o chopine, zoccoli con zeppa altissima (anche mezzo metro!)

Nel Settecento, secolo più disinibito e orientato al turismo, le prostitute giovani tornarono a esercitare nel centro di Venezia.
A Ca’ Rampani rimasero invece le più anziane, relegate quasi come in un ospizio, autorizzate a lavorare solo a prezzi bassissimi e con il divieto assoluto di affacciarsi o uscire, perché ritenute “sgradevoli alla vista”.

✨ Oggi il Ponte de le Tette è un luogo silenzioso e affascinante, ma passeggiando da queste parti è impossibile non immaginare la Venezia scandalosa, pragmatica e contraddittoria che fu.

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