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Cultura

Ville Venete – Villa Gradenigo

Villa Gradenigo sorge in località Oriago di Mira ed è una delle Ville Venete più antiche della Riviera del Brenta: risale infatti ai primi anni del 1500.

“La storia e il territorio si uniscono nelle antiche ville che sorgono lungo la Riviera del Brenta. Un mondo assopito che aspetta solo di essere riscoperto. La nobiltà veneziana ci ha lasciato eredi di queste opere meravigliose costruite tra il XVI e il XVIII secolo e spetta a noi valorizzarle, riscoprirle e amarle come esempio della nostra cultura nel mondo. Piccole descrizioni e curiosità aiuteranno tutti ad avvicinarsi a queste ville con la speranza di sentirsi sempre più vicini alle tradizioni di un territorio come il nostro, intriso di storia, patrimonio e cultura”.

VILLA GRADENIGO

Fu fatta costruire nel 1529 dalla famiglia Scarpa, di origine bergamasca. Ebbe poi molti altri proprietari e ancora oggi è proprietà privata. Fu “Villa Stella“, quindi “Pellegrini-Fossati“, ma è conosciuta come Gradenigo (che fu solo affittuario), oggi “Bellemo“.

Villa Gradenigo fu anche vittima della speculazione edilizia e in seguito fu abbandonata a se stessa per molti anni. Fortunatamente nel 1960 venne acquisita dall’Ente per le Ville Venete, che provvide ad un sapiente restauro. Sono stati così recuperati due importanti opere del Caliari: ‘La magnanimità di Alessandro Magno’ e gli episodi di ‘Muzio Scevola’, racchiusi tra i finti intercolumni del salone. Si possono ammirare inoltre scene tratte dalla mitologia greca (come il mito di Orfeo e quello di Atteone) e dal testo biblico (per esempio nella stanza ‘del Giudizio’).

LA SOLIDITA’ CINQUECENTESCA LUNGO IL BRENTA

Villa Gradenigo, con la sua mole solida e definita, dimostra la tipica struttura cubica dei palazzi cinquecenteschi. Durante tale secolo, infatti, le costruzioni che s’affacciano al Canale del Brenta sono chiamati “Ville”, ma non per significare una dimora particolarmente lussuosa, bensì una dimora di campagna (da Villico o Villano che era il contadino) cioè un luogo in cui ci si autosostenta, come avviene nei conventi e gli edifici in tale secolo vennero infatti costruiti in funzione del controllo dell’agricoltura e della viticoltura. I nobili proprietari dei terreni si trasferivano da Venezia alla campagna del Brenta solo per brevi periodi, in occasione, per esempio, della mietitura e della vendemmia.

Solo nei secoli successivi l’abitazione venne utilizzata anche per la villeggiatura e per essere adatta alla nuova destinazione d’uso venne abbellita con affreschi, sia internamente che esternamente.

L’edificio è diviso in tre piani. I proprietari abitavano al primo piano, detto dunque ‘piano nobile‘ o anche alla francese “bell’étage”, contraddistinto in facciata dalla presenza di un balconcino leggermente aggettante con balaustra in marmo e trifora posteriore. La larghezza della trifora, tra l’altro, corrisponde a quella del ‘portego‘, il grande salone centrale che si sviluppa da un prospetto all’altro della villa. Il pianterreno è caratterizzato a sua volta da un salone centrale, di pari superficie e ugualmente fiancheggiato da vani secondari.

I locali del sottotetto, adibiti a ripostigli e magazzini, erano chiamati “mezzati” o “mezzanini“, perché, come si può dedurre osservando la diversa altezza delle finestre, sono alti circa la metà rispetto a quelli del pianterreno e del primo piano.

PEZZI DEL PASSATO DONATI AL PRESENTE

La villa era un tempo affrescata anche all’ esterno con affreschi attribuiti a Benedetto Caliari, fratello di Paolo Veronese. Di essi rimane traccia nelle finte nicchie con statue tra le finestre del piano terra. Dopo la caduta della Serenissima Repubblica, nel corso della dominazione degli Austriaci che imposero tasse molto pesanti sugli immobili di lusso e successivamente dopo l’unificazione del regno d’Italia, gli affreschi vennero fatti coprire con calce per diminuire il valore dell’ abitazione.

Tuttavia ne resta testimonianza nelle finte nicchie con statue tra le finestre del pianterreno. Sono state, infatti, recuperate due importanti realizzazioni di Benedetto Caliari, a tema storico, rispettivamente “La magnanimità di Alessandro Magno” ed il “Muzio Scevola” che si trovano a destra e a sinistra della porta d’ ingresso, racchiusi tra finti archi ed intercolumni. Nella parte opposta del salone sono decifrabili episodi della mitologia greca: il mito di Orfeo e quello di Atteone. L’ultima stanzetta a sinistra, detta “del Giudizio” presenta scene del Vecchio e Nuovo Testamento in parte danneggiate. Il pavimento è importante, in “terrazzo alla veneziana“: gettata unica di terracotta rifinita esternamente a scopo ornamentale con frammenti di marmo e piccole pietre, levigato e lucidato con olio di semi di lino.

Autentiche del ‘500 le 4 lampade semovibili a destra del salone e l’interessantissima portantina con zampette di leone sistemata in una stanza attigua. All’ esterno degna di nota una lampada appesa allo spigolo dell’ edificio che apparteneva ad un galeone turco, bottino di guerra di una spedizione veneziana.

Anche se segnata dal tempo questa villa resta un’importante testimonianza del nostro territorio, del passato tumultuoso e della ricchezza della nobiltà veneziana. Immaginare lo splendore che introduceva a Villa Gradenigo ci farà ritrovare le radici perdute e la voglia di scoprire tutti i gioielli che la Riviera del Brenta custodisce.

Di Giorgia Zatta

Informazioni:
Indirizzo: Riviera San Pietro 71, Oriago di Mira (VE)
La Villa è visitabile solo su prenotazione telefonica allo 041 429631

Fonti: www.veneziasi.it
www.burchiello.org/it/villagradenigo.htm

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