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La Storia di Pulcinella

Nel secolo XVI dalla Campania arriva Pulcinella, che esprime l’anima di Napoli e s’innalza a simbolo di un popolo, di una terra e di una città.

IL NOME

Tante sono le ipotesi e le leggende legate all’origine del nome “ Pulcinella”. Forse la più simpatica e romantica è quella secondo la quale “ Pulcinella “ non sia altro che la corruzione francese di “Puccio d’Aniello”, contadino acerrano vissuto intorno al XVI secolo. Si racconta, infatti, che un giorno, il simpatico coltivatore, solito a scaricar farina, si ritrovò per sbaglio sulla ribalta di un carrozzone di commedianti che intrattenevano con uno spettacolo delle truppe francesi. Fu tanta l’arguzia e la genialità nel rispondere a tono alle invettive del capocomico, che la scena finì per suscitare nel pubblico grande ilarità. Da allora a ogni spettacolo si invocava alla ribalta quel simpatico  contadino dalla faccia nera, il naso  buffo, e l’inventiva così originale.

Un’altra storia sembra far risalire il termine dal napoletano pulcinello (piccolo pulcino), che spiegherebbe il suo naso adunco, la sua voce chioccia e goffaggine del comportamento.

Altri ancora, come Margarete Bieber vanno ancora più indietro nel tempo fino al IV secolo a.C. e sostengono che Pulcinella discende da Maccus, personaggio delle Atellane romane (farse popolari romane chiamate Fabulae Atellanae) . Maccus rappresentava una tipologia di servo dal naso lungo e dalla faccia bitorzoluta con guance grosse, con ventre prominente, che indossava una camicia larga e bianca.

LE ORIGINI

Con sicurezza può dirsi solo che Pulcinella fece la sua trionfale comparsa sulle scene negli ultimi anni del ‘500. Pulcinella, anch’egli personaggio del teatro della Commedia dell’Arte, nasce ufficialmente con una commedia del comico Silvio Fiorillo, “La Lucillla costante con le ridicole disfide e prodezze di Policinella”, scritta nel  1609 ma pubblicata soltanto nel  1632 dopo la morte dell’autore. Anticamente, si chiamava “Policinella o Pollicinella”, come si vede dal titolo della commedia di Fiorillo. Partito da Napoli in compagnia di vari altri personaggi che parlavano una lingua franca a metà tra il napoletano e lo spagnolo arrivò a chiamarsi Pulcinella, e approdò nelle grandi compagnie comiche del nord diventando l’antagonista di Arlecchino. Nel Settecento fu trasformato in burattino e nel 1600 Pulcinella fu “adottato” dagli inglesi con il nome di Punch.

A partire dal ‘600 fino ai nostri tempi è stato il vero protagonista del teatro napoletano. Egli appare sulle scene nei panni di un servo furbo e poltrone che però si adatta a fare di tutto: oltre che servo, diventa all’occorrenza fornaio, oste, contadino, mercante, ladruncolo e ciarlatano che, ritto su uno sgabello di legno, in uno spiazzo fra i vicoli di Napoli, cerca di vendere i suoi intrugli “miracolosi” a quanti gli stanno attorno a naso ritto, richiamati dalla sua voce e dai suoi larghi gesti delle braccia. E’ eternamente preoccupato per il cibo, sempre alle prese con l’ostinato problema della sopravvivenza, delle necessità elementari che aguzzano il suo ingegno e la sua fantasia, alla ricerca di espedienti per sfuggire alla sopraffazione dei potenti, all’ingordigia dei ricchi. Tuttavia, ha anche un carattere mattacchione e, quando qualcosa gli va per il verso giusto, esplode in una danza fatta di vivaci e rapidi saltelli, di sberleffi e di smorfie gustosissime a vedersi. Ma non riesce mai a imparare a starsene zitto quando dovrebbe e, proprio per questo, è diventata famosa l’espressione “È un segreto di Pulcinella” per indicare appunto qualcosa che tutti sanno.

E’ difficile sintetizzare il carattere del personaggio, che appare ora sciocco ora scaltro, ora vinto ora giustiziere, e sfugge quindi ad una definizione precisa; può dirsi tuttavia che nelle più disparate situazioni, la sostanza della sua comicità  sia sempre intessuta di una umanità dolente ed insieme spensierata.

IL COSTUME

Nel ‘600, Pulcinella era già vestito di bianco, il suo vestito, infatti, è ricavato da un lenzuolo bianco, come simbolo del letto, luogo in cui si nasce e muore, principio e fine della vita; il cappello, in un primo tempo a larghe tese rialzate sui lati, diviene poi a pan di zucchero. Tipico è anche la mezza maschera nera solcata di rughe. In Francia, verso la fine del ‘600, il costume diventò multicolore…
L’aspetto Pulcinella è cambiato molto nel corso dei secoli. La sua maschera è stata chiara o scura a seconda dei periodi. Il pittore veneziano Giandomenico Tiepolo lo dipinge in entrambi i modi, ma siamo già nel XVIII secolo. Nel 1621 nella raccolta d’incisioni intitolata “ I Balli di Sfessania”, il francese Jacques Callot rappresenta il suo ‘Polliciniello’ con la maschera bianca, il ventre prominente di Maccus diventa una gobba, anzi spesso una doppia gobba, come nella versione francese, altre volte la gobba scompare, come notiamo nei disegni del pittore romano del ‘700 Pier Leone Ghezzi , dove è rappresentato con la maschera nera.

Nei suoi discorsi Pulcinella è sempre molto arguto e talvolta anche volgare. Spesso si esibisce in similitudini grossolane, in strafalcioni, che fanno scoppiare a ridere chi ascolta. Pulcinella ha incarnato e continua ad incarnare il tipo napoletano, il personaggio che, cosciente dei problemi in cui si trova, riesce sempre ad uscirne con un sorriso. Il suo identikit resta un mistero: Pulcinella è stolto eppure prende in giro gli altri, è ingenuo eppure sa sempre come cavarsela, ha il colore bianco e quello nero sul suo volto e nel suo abbigliamento, rischia la morte per fame e persecuzione ma è sempre lì, vivo e vegeto, alimentato da mille e una vita. Insomma, Pulcinella è filosoficamente tutto e niente: nessuna terra è per lui incognita, tutto egli è pronto a fare e a pensare.

Lo disse anche Benedetto Croce: “Chi si ostina a dare la definizione di Pulcinella o prende una sola di quelle rappresentazioni e arbitrariamente la innalza a canone o, cercando il comune tra il particolare, il costante tra il vario, c’è il rischio che non gli resti in mano altro che un nome e un vestito”.

Di Giorgia Zatta

Fonti: www.wikipedia.org
www.monitorenapoletano.it
www.cefaleecampania.it

 

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